Esodo nasce nel 1979 dall’incontro di esperienze maturate dai Preti operai, dalle comunità di base veneziane, dai gruppi biblici... La cultura e l’azione del movimento operaio e sindacale di quegli anni e i fermenti post-conciliari hanno costituito un punto di riferimento forte anche per la maturazione della ricerca e testimonianza di fede, per la sua "liberazione" dalle incrostazioni dogmatiche e intolleranti. L’Esodo veterotestamentario è stato la lotta di liberazione di Israele dalla schiavitù verso la Terra Promessa, che non viene mai posseduta: la libertà non viene dall’ideologia né dal potere, ma da una chiamata che esige sempre di uscire dalle certezze e dai possessi e ritornare nelle strade con i beati che cercano la giustizia…
I nostri percorsi cercano perciò di smontare le maschere idolatriche che fanno religiosa la politica e politica la religione, oggi sempre più in nome dell’ideologia dell’interesse individuale. In questa direzione abbiamo continuamente cercato di ascoltare/usare le parole in quanto aperte, interrogative, narrative, capaci di creare dialogo e comunicazione, di rinviare a verità non esclusive e negatrici di altre verità..
Per questo soprattutto nell’ultima fase abbiamo aperto le nostre parole allo scambio con nuovi linguaggi, non solo quelli della tradizione ebraico-cristiana occidentale, ma di altre religioni, spiritualità e culture, anche quelle che attraversano la morte della religione. Abbiamo inoltre utilizzato anche linguaggi non scritti come il teatro e la musica, il viaggio alla conoscenza di altri popoli…
Per questo abbiamo rafforzato l’Associazione Esodo, che promuove, oltre alla rivista trimestrale, anche molte altre iniziative, e che è costituita da tutti gli abbonati.
Sono per noi tutti strumenti di lavoro, attraverso cui capire dagli altri, dalle differenze, la nostra storia personale, le nostre contraddizioni, comuni a molti, diversi "perciò estranei alle acquisizioni consolidate, stranieri nei paesi attraversati, minoranza resistente nei confronti delle mode, delle convenienze, dell’impegno omologante nell’appartenenza di gruppo" (Esodo, settembre 1999).
Una responsabilità ci appare oggi forte e primaria: l’incontro interreligioso non può non affrontare il nodo storico del rapporto tra le religioni e la violenza, l’intolleranza, le guerre. E quindi la necessità di costruire la pace come "nuovo nome dello sviluppo".
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